PAPA FRANCESCO A MONZA: LE RAGIONI DELL'AMBIENTALISMO

Condividiamo le riflessioni di Matteo Barattieri sull'arrivo del Papa al Parco di Monza e la lettera inviata a Francesco da numerosi cittadini, contenti della visita ma preoccupati dei danni irreparabili all'area del Parco di Monza scelta per le celebrazioni  a causa dell'enorme afflusso di persone previsto



Da socio fondatore e attivista da sempre del Comitato per il Parco di Monza, pubblico qualche nota sul tema. Premetto che sono mie note personali, e non mi faccio portavoce del Comitato.

Il partito del NO
Purtroppo, l’ambientalismo soffre di trista fama. Siamo sempre “quelli del no”. In realtà, non di rado siamo anche portatori di proposte e idee. Purtroppo, i continui attacchi all’ambiente e al territorio ci costringono sempre sulla difensiva.

Anticlericali, antidiverimenti
Altro luogo comune. Il nostro no all’arrivo del Papa nel Parco sarebbe espressione di anticlericalismo. Niente di più errato. Il nostro spirito democratico ispira rispetto per le altrui idee. Di più: non pochi fra noi sono cattolici militanti. La lettera che abbiamo inviato al Papa, chiedendo di non far svolgere il raduno nel Parco, è stata scritta proprio da un cattolico fervente. E non siamo nemmeno contro concerti e affini per partito preso. Le nostre posizioni derivano dal desiderio di tutelare il nostro monumento.

Erba e danni
“Tanto l’erba ricresce”. Questa la litania ripetuta da molti. Stiamo parlando di prati che hanno avuto una lunga evoluzione. Nel tempo, le radici delle piante erbacee formano assieme uno strato compatto, che costituisce l’ossatura dell’intero sistema prato. Il processo porta alla formazione di una ricca biodiversità. Un evento a grande impatto cancella tutto. Gli esperti contattati (e pagati a nostre spese, siamo tutti volontari) ci spiegano che per tornare alle condizioni di partenza ci vogliono diversi anni. Sempre ammesso che non intervengano altri eventi a forte, appunto, impatto.

Prato storico
Il nostro Parco è un monumento, e come tale andrebbe visto. Un prato di grande estensione vale come la facciata di una cattedrale o la scalinata della Villa Reale.

Chi (e cosa) ha impatto
Certo, sia i fedeli che accorreranno per il Papa che gli appassionati che hanno assistito ai concerti alla Gerascia sono persone civili. Il problema è il loro numero: il calpestio delle moltitudini è comunque deleterio.
Va aggiunta l’azione dei mezzi pesanti, unita alla permanenza sul manto erboso.

Guadagno e visibilità
“Monza ci guadagna”. Altra cosa facilmente smentibile. Certo, un minimo di movimento per gli esercenti locali potrà derivarne. Ma si tratta pur sempre di una giornata. Tutti abbiamo sperimentato trasferte lampo per assistere ad eventi sportivi o musicali. SI cerca di risparmiare quanto possibile sulle spese in loco, appunto. A Monza intesa come amministrazione comunale o al Consorzio Parco e Villa Reale non andranno proventi. Anzi, ci si chiede a carico di chi saranno le eventuali spese per il ripristino del sito.
Visibilità? Monza ha tanti tesori, e non ha bisogno di eventi come questi per acquisire ulteriore notorietà. I convenuti (sia per concerti che per altri eventi) sono appunto interessati alla manifestazione in sé, e poco tempo avran da dedicare a Parco e centro storico.

Effetti sul futuro
Questo è forse l’aspetto più grave. Il continuo succedersi di eventi in questi ultimi tempi non è che il prologo. Il nostro Parco è destinato a diventare sempre più un contenitore per manifestazioni di vario tipo e a di grande richiamo. Mi sembra giusto lanciare l’allarme: il nostro gioiello più importante perderà il suo carattere di monumento.