DISASTRO LAMBRO: CONDANNE E RISARCIMENTI, MA LA VITTORIA NON E’ COMPLETA

In secondo grado arriva la condanna anche per uno dei due imprenditori. Ridotta la responsabilità del custode. Una vittoria che però rischia di restare senza riconoscimento, cioè senza il risarcimento completo dei danni

E’ di questi giorni la notizia che la Corte di Appello di Milano ha riformato la sentenza di primo grado del 2014 sul disastro della Lombarda Petroli. Condannato per disastro colposo uno dei due petrolieri. Ridotta invece la condanna per il custode, che fin da subito era sembrato il parafulmine su cui si era scaricata la responsabilità altrui. I condannati dovranno risarcire le parti che si sono costituite in appello tra cui il comune di Villasanta. Comune di Monza e Provincia invece non l’avevano fatto e potrebbero restare senza risarcimenti. Il comune valuterà nuove azioni solo dopo la pubblicazione della sentenza.

Dal 2010 gli Ecologisti e Civici Verdi Europei di Monza e Brianza hanno seguito la vicenda ottenendo importanti successi. Fin dalla partenza del processo con un sit-in al tribunale per non far dimenticare un disastro ancora fresco che sembrava invece non importare. Per passare poi alle “pressioni “sui comuni brianzoli di Monza e Villasanta affinché si costituissero parte civile al processo come è poi avvenuto almeno per il primo grado. Per finire alla richiesta di impugnare la sentenza di primo grado con la lettera consegnata da una delegazione guidata da Roberto Albanese al Procuratore Capo Corrado Carnevale nell'ottobre del 2014. Un risultato che è diventato realtà con il pronunciamento di questi giorni.

La conclusione di questa lunga vicenda sarà sicuramente differente rispetto al recente maxi risarcimento di 20 miliardi di dollari imposto alla BP per il disastro del Golfo del Messico. La soddisfazione per le condanne è parziale e ci ricorda ancor di più quanta strada ancora ci sia da fare per un’effettiva tutela della salute e dell’ambiente. A partire dal nostro martoriato fiume senza dimenticare quante altri possibili disastri sono stati compiuti, sono in atto e potrebbero verificarsi in un prossimo futuro. E’ questo un altro dei tanti motivi per cui al prossimo referendum del 17 aprile sosteniamo il Sì per fermare le autorizzazioni senza limite temporale a queste pericolose attività.
Lda