SMOG: LA BRIANZA SOFFOCA DA TEMPO. MORTI E MALATTIE CHE SI POTEVANO EVITARE

In questi giorni di emergenza smog in Italia e in particolare in Pianura Padana, anche Monza e la Brianza si ritrovano a boccheggiare, ancor più di Milano. Ed è così da tempo, come si capisce dall’analisi dei dati sulla salute dell'ASL provinciale. Si sprecano analisi e racconti di come le preoccupanti previsioni degli Ecologisti siano diventate realtà. Una realtà che si poteva evitare.

Dal 23 al 27 dicembre i valori di PM10 registrati nelle centraline presenti nella città di Monza hanno registrato valori ben superiori a quelli di Milano, sia in giornate lavorative (oltre 90 μg/m3 contro 68 μg/m3) che in quelle festive (oltre i 60 μg/m3 arrivando a sfiorare gli 80 μg/m3 il 27/12 a fronte di un massimo di 60 μg/m3 a Milano nello stesso giorno). Situazione più grave e valori ancora più alti a Meda e Vimercate: in entrambe le città valori oltre il 100 μg/m3 il 23/12.

Si trattata di una temporanea emergenza? Per la cronaca forse sì, ma leggendo con attenzione i dati del rapporto "RISULTATI DELLE ATTIVITÀ DI PREVENZIONE COLLETTIVA E DI PROMOZIONE DELLA SALUTE"  dell’ASL Monza e Brianza, pubblicato lo scorso aprile, si scopre che non è così.

Il rapporto lo dice chiaramente nell’analisi iniziale: il primo aspetto di pressione ambientale che ha portato negli anni a questi effetti negativi sulla salute è la riduzione del suolo naturale, dovuto all’elevata urbanizzazione. Da tempo la Lombardia è al primo posto in questa non invidiabile classifica con Monza e Brianza che comanda per percentuale di suolo consumato. Questo primato dove ci porta? A conseguenze disastrose su qualità dell’aria: si confermano “parametri critici” per particolato (PM10 PM2,5), ozono (O3),biossido di azoto (NO2) (la situazione peggiore di tutta Italia come da recente servizio su SKY TG 24).

Tra le cause, contrariamente a quanto dice il poco informato Salvini, il rapporto stesso cita il trasporto su strada come “fonte principale di emissioni in atmosfera nella nostra provincia (più di un terzo delle emissioni di anidride carbonica (37%), i tre quarti delle emissioni di ossidi di azoto (NOx, 68%) e buona parte delle emissioni di materiale particolato (44% per PM10 e 39% per PM2,5), di monossido di carbonio (59%)”. Poi vengono, ovviamente da non sottovalutare, le emissioni da combustione non industriale.

Questa analisi porta a due chiavi di lettura dal punto di vista sanitario e per "la nostra pelle": è ormai dimostrata la correlazione tra “significativa concentrazione media annuale di inquinanti in atmosfera (NO2, O3, PM10, PM2.5) ed eventi negativi per la salute, di tipo respiratorio e cardiaco, sia per esposizione acuta, sia a lungo termine”. C'è quindi solo da guadagnare, sia in termini di costi sanitari che di numero di morti, riducendo le concentrazioni nel più breve tempo possibile.

Se non è ancora chiaro, tralasciando di mescolare i dati con quelli già drammatici diffusi dal Ministero della salute (ricordati di recente dai Verdi con un flash mob di denuncia e con la presentazione di un dossier) che dicono come l’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno in Italia di circa 30.000 morti, i numeri della nostra provincia dicono che: i tumori più frequenti e pericolosi sono al colon per gli uomini e alla mammella per le donne, ormai superati però da quello ai polmoni, sia nelle donne che negli uomini. E non c'è stato di certo un aumento del numero di fumatori. 

Da notare anche che la seconda causa di mortalità sono i disturbi del sistema circolatorio (più di 2000 morti in provincia nel 2012). Diversi studi hanno confermato che lo smog è un fattore di rischio cardiovascolare pari o superiore ai fattori di rischio classici quali ipertensione, obesità, tabagismo, colesterolo ecc. 

Di fronte all’emergenza di questi giorni blocchi auto ed ordinanze sono inevitabili misure per tamponare, oltre al picco di inquinanti, le spaventose mancanze politiche e sottovalutazioni del problema che vanno avanti da tempo e che ci hanno portato a questo punto.

LdA